Callipo è una azienda calabrese.
E certe volte la geografia dice più di mille parole.
Sul peperoncino, la Calabria regna.
Sanno curarlo, dosarlo, enfatizzarlo.
C’è addirittura un museo del peperoncino a Maierà: ci sono stata e sono rimasta colpita dalla sacralità con cui questa coltura si fa cultura.
Immaginate, quindi, che valore aggiunto possa avere il peperoncino sui già squisiti taralli scaldati Maierà.
Passo indietro: che cosa sono i taralli scaldati?
Sono taralli resi più leggeri e fragranti con un espediente insolito: vengono immersi per pochi minuti nell’acqua bollente prima di terminare la cottura nel forno.
L’aggiunta del peperoncino, tanto peperoncino, nell’impasto fa il resto: ogni tarallo mangiato ti accompagna sul palato per un buon quarto d’ora.
Resta in bocca il piacevole solletico del peperoncino.
Ne basta uno per soddisfare quell’imprecisata voglia di cose buone che ci prende ogni tanto.
E non è cosa da poco, se si considera che di solito i taralli Callipo hanno come effetto collaterale la compulsività: sai quando cominci a mangiarli, ma non quando e come finirai.
Insomma, questa variante al peperoncino soddisfa come le altre tipologie di taralli scaldati Callipo, ma dura di più, perché appaga prima.
Permane quel senso di artigianale e genuino dato dalle forme irregolari (i taralli scaldati Callipo sono fatti a mano) e dalla lista degli elementi corta e naturale.
C’è olio (e che olio! Spremuto dalle olive di Corato), farina, vino bianco, sale e quasi l’1% di peperoncino.
E se il segreto stesse nell’olio? Per accertarmene mi riprometto di assaggiare al più presto il tonno Callipo, grazie al quale questa azienda si è imposta nel panorama delle eccellenze italiane.
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